Driving OUT ... birth of the cool PDF Stampa E-mail

Flight Band Project presenta:

Driving OUT …Birth of the cool

 

A distanza di settant’anni, la Flight Band Project ripropone una personale rilettura

del celeberrimo LP di Miles Davis “Birth of the cool”

 

Flight Band Project

Maurizio Modica          tromba
Aldo Mariani               sax soprano
Francesco Gilio            sax alto
Paolo Branzaglia         sax tenore e arrangiamenti
Riccardo Mestroni        sax baritono
Giuseppe Fiorito          piano
Chicco Carrara            basso elettrico
Gino Natalicchio          batteria
Biagio Coppa              arrangiamento e direzione

 

Sabato 6 aprile 2019, ore 21.30

La Corte dei Miracoli, via Mortara 4 – Milano

(zona porta Genova)

 

Ingresso 10 euro

 

La Flight Project ripropone la partitura originale di “Birth of the Cool”, lasciandone intatto lo spirito compositivo, ma allo stesso tempo alterandone e rimescolandone alcuni elementi linguistici e strutturali.

Il progetto parte dalla trascrizione realizzata dalla Flight per adattare all’organico della Flight Band la partitura originaria dello storico album di Miles Davis, registrato tra il 1949 ed il 1950 per la Capitol con un gruppo di nove musicisti, tra cui Max Roach, Lee Konitz, John Lewis, Gerry Mulligan. Di quest’ultimo erano la magior parte degli arrangiamenti, oltre che di Lewis e Gil Evans.

Il successivo lavoro di concertazione, portato avanti sotto la guida di Biagio Coppa, tiene conto di esperienze storiche come quelle delle big band cosiddette ‘non tradizionali’ - che vanno dalla Sun-Ra Arkestra, alla Liberation Orchestra - o dei diversi gruppi condotti da Gil Evans e, più recentemente da Butch Morris e Carla Bley, congiuntamente a moderne tecniche di direzione d’orchestra, come quella del ‘sound painting’, che danno modo a Coppa di lasciare ampio sfogo al gusto per la ‘variazione’ intesa nel suo senso più ampio.

In questa modalità di conduzione, infatti il band leader controlla il flusso degli eventi musicali con precise indicazioni gestuali, lasciando ad ogni musicista la scelta del materiale da suonare. Nell’adozione di tale tecnica di direzione, il significato del gesto acquista una sua consapevole non-univocità, privilegiando però solo alcuni parametri (dinamica, sequenzialità, alternanza, continuità,...) rispetto ad altri più ‘tradizionali’ e prevedibili – almeno nella nostra cultura.

 Il lavoro (re)interpretativo condotto in tal modo trova massimo spazio (ma non solo) nei momenti di introduzione: veri e propri ‘preludi’ a ciascuno degli undici brani, dove la creatività, la capacità di interagire e - perché no - di divertirsi della Flight sa proporre situazioni, ritmi, groove, giochi tematici che ‘preludono’ al tema vero e proprio che seguirà, mettendo mano a tutte le possibili soluzioni che da sempre hanno caratterizzato l’arte della variazione e dell’improvvisazione nella tradizione musicale, quella della cultura europea, e non solo.

Le situazioni di improvvisazione collettiva, alternate con i momenti di improvvisazione solistica e con passaggi esecutivi di fedele adesione al testo, concorrono a proporre all’ascoltatore, a distanza di cinquant’anni, ciò che probabilmente rappresentò all’epoca “Birth Of The Cool”: un’operazione di ‘ricapitolazione’ delle diverse anime del jazz, il quale affondava sì le radici più profonde in terra d’Africa, ma avvalendosi della mediazione di strumenti, e quindi di tecnica, e di impianto formale oltre che linguistico, di provenienza europea ‘colta’.

A distanza di settant’anni, un’analoga ricapitolazione viene ritentata, cercando di tener presente quanto è accaduto frattanto nel panorama della musica afro-americana.

Ultimo aggiornamento Giovedì 28 Marzo 2019 22:14
 

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